lunedì 9 febbraio 2009

Metamorfosi

E ricordo:
i primi giorni,
di prato in prato,
il profumo della morbida
pioggia di primavera
tra il verde brillante 
dell'erba ancora fresca
di gioventù.
La fisarmonica
distesa e abbreviata 
dai piccoli passi,
suonata dall'infinità
dei miei piedi,
danza la melodia 
colorata dei fiori.
Sbocciati di fresco.
Invidio, la libertà
gradevole,
offerta da un alito
di vento 
alle ali delle api,
tuttora assopite 
d'inverno.

E ricordo: 
abbandonato
al tepore di un albero,
nascosto allo sguardo
del mondo,
mi ricopro della delicatezza
della seta.
Soffice, come una carezza
tinta d'affetto.
Mi arrendo.
Dormo l'infinità del tempo.

E ricordo:
il risveglio del ricordo,
la grazia delle mie ali,
umide di giovinezza,
subito germogliano
al respiro dell'aria.
Un battito:
la gioia di un istante,
la nostalgia dell'odore
della terra, nuda,
tra le radici
sporgenti degli aceri.
Assetata da una notte
senza tempo, 
bevo la vivavicità dolce
e zuccherata dell'uva,
protetta dalla fragilità
della sua pelle, avida
di tanto piacere.

E ricordo:
il velluto di una rosa
vermiglio,
l'intimità del suo fiore,
tra le mie labbra,
mai appagate 
da un unione
viva di passione.
Fugace....
Un battito d'ali...
Della brevità
di un'estate,
è il ricordo.

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